La Grazia, la Forza, la Gioia, l’Entusiasmo, il Coraggio, la Fede, l’Umiltà, la Tenacia, la Pace, la Dignità, la Semplicità, la Chiarezza e il Mistero, la Bellezza, la Trasformazione, l’Accoglienza, l’Incontro, le Radici nel Cuore, la Nascita, l’Amore...


La Gioia Spontanea


Ho trascorso molto tempo dell’infanzia in compagnia di mia nonna.


Una nonna che cantava con gioia e che mi ha trasmesso in modo  spontaneo il piacere del canto condiviso.


Mia nonna era emiliana, si era laureata in farmacia nel periodo fra le due guerre. Nei suoi racconti si intrecciavano le storie coraggiose dell’Emilia partigiana con quelle legate alla cura degli altri, in tutto ciò che umanamente comportava essere farmacisti a quel tempo.


La sua luminosa voce argentina, fra canti e racconti, ha abbellito la mia infanzia.


La gioia del Canto e la cura degli altri sono state una radice preziosa e vitale che, grazie a lei, ho condiviso con istinto e spontaneità.


Quando,  molti  anni  dopo,  incontrai  alcuni  monaci tibetani  che, dopo  aver  lavorato  per  giorni  alla  costruzione  di  un bellissimo  mandala   disegnato  con  sabbie   colorate,  distruggevano   l’opera appena creata spazzandola via ad indicare il senso d’impermanenza  delle cose,  mi resi conto con ancora più chiarezza  dell’importanza che aveva assunto per me l’insegnamento dei maestri del liceo.


Avevo  così  integrato  il  valore  del  processo  creativo al  di  là dell’oggetto materiale, che si era naturalmente connaturata in me la scelta del canto, con le sue qualità  inafferrabili  e invisibili, come  veicolo ideale per l’Arte della vita.

Proseguii i miei studi a Bologna, nella facoltà di Belle Arti e all’Università di Arte, Musica e Spettacolo. Mi appassionavano i temi filosofici-antropologici e mi laureai in Filosofia del Linguaggio. Intrecciai allo studio teorico un’intensa attività pratica in ambito musicale e teatrale a la ricerca sui canti delle diverse culture.


Negli anni di studio universitario, il pensiero creativo di Gregory Bateson (straordinario studioso in vari campi del sapere) e la ricerca pionieristica in ambito pedagogico-vocale di Roy Hart sono stati di grande sostegno alla libertà del processo creativo che intuivo.

La capacità di entrambi di connettere, in modo illuminante, sistemi corporei, culturali e filosofici attraverso una originale

visione creativa mi ha dato lo slancio per addentrarmi nella mia passione tenendo fede all’intuito più profondo e vitale.


I viaggi alla ricerca dei canti si alternavano a periodi in cui ritrasmettevo ciò che avevo appreso tramite un personale percorso pedagogico.


Nel 1992 è nata la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna. All’inizio della sua fondazione eravamo circa 18 giovani insegnanti. Un’impresa creativa entusiasmante dove, con grande gioia e serietà, si  rifletteva costantemente  sulla dimensione didattica  della scuola affinché si generasse un vivo spirito musicale.

La grande condivisione e la qualità artistica erano l’obiettivo congiunto. Nella scuola avevo la libertà di gestire i tempi delle lezioni e ciò mi ha permesso d’intraprendere i viaggi di ricerca ogni qual volta ne sentissi la necessità con la prospettiva certa di poter trasmettere subito, al mio ritorno, ciò che ero andata a cercare.


All’interno della Scuola Ivan Illich, in modo  progressivo e naturale, si formò un gruppo di persone con cui approfondire la dimensione creativa che portavo e così è nata la compagnia “Teatro della Voce” con cui ho condiviso anni di ricerca vocale e di creazione di spettacoli teatrali legati al canto.


Con il Teatro della Voce si trascorreva molto tempo ad affinare l’ascolto, a improvvisare con le voci, ad imparare e scambiare canti di diverse culture, a condividere l’insegnamento durante i seminari. Per anni ho preferito non effettuare registrazioni delle nostre improvvisazioni vocali affinché potesse svilupparsi una concentrazione nel “qui ed ora” data dall’ascolto del presente vivo senza alcuna invadenza tecnologica.

La dimensione che cercavamo era più rituale e immanente piuttosto che legata alla manipolazione di un materiale registrato. In seguito siamo passati ad integrare un linguaggio più teatrale intrecciandolo alla precisione dell’ascolto vocale che, per il Teatro della Voce, costituiva sempre il cuore della ricerca.


Nella primavera del 2007 creai a Bologna il “Centro di Arte e Cura della Voce”. Un luogo che ho coordinato per tre anni, dove lo spirito di condivisione attraverso i canti e la ritualità teatrale ha permesso all’anima del Canto di esprimersi liberamente.


Nel Centro di Arte e Cura della Voce ho condiviso l’insegnamento con alcuni artisti su diverse poetiche del canto: con Sepideh Raissadat sul canto persiano, con Francesca Cassio sul repertorio di canti delle cortigiane dell’india del Nord, con Andrea De Luca sul canto degli armonici, sulla lettura poetica, sul madrigale, con Elide Melchioni sui canti di tradizione dell’Italia e dei Balcani, con Imke Mc Murtrie sui canti di guarigione.

Nel 2011 el Centro si trasferisce a Siviglia, città amante del canto, nella quale è rispettato e vissuto nella sua bellezza.


Siviglia è una delle poche cittá europee dove il canto di tradizione fa ancora parte del suo tessuto culturale.

Flamenco, villancicos, sevillanas e saetas costutiscono un patrimonio apprezzato e condiviso. Il canto è memoria del passato che continua ad essere trasmesso e ancora è vivo, passando di voce in voce.


Quando, a Siviglia, dico che ho dedicato tutta la mia al canto, questo fatto viene inmediatamente riconosciuto e apprezzato come una vocazione.

Ascoltare sempre emozionandosi nell’anima...

A Genova, mia città natale, ho trascorso intere serate con i miei fratelli a cantare canzoni provenienti da diverse parti del mondo, mentre mio padre suonava il pianoforte, cantando con noi e insegnandoci canti a più voci. Univamo le nostre voci attraverso giochi ritmici e polifonie. Questi momenti di condivisione sono stati per me i più bei momenti di vita familiare.

Il piacere dell’intreccio vocale e l’attrazione verso canti capaci di evocare immagini di culture diverse sono stati un’altra profonda radice che si è in seguito sviluppata, nella mia ricerca e nel lavoro, come un gioco vivo ed entusiasmante.

Gli studi del liceo artistico sono stati caratterizzati da due indimenticabili insegnamenti di fondo da parte dei miei maestri: la non competizione e la non alimentazione della vanità.


Si lavorava in gruppo con grande spirito di collaborazione, integrando le diverse qualità creative, senza sviluppare la voglia di possesso per l’oggetto creato o l’identificazione con esso. A volte i lavori venivano distrutti non appena   completati, per non alimentare il senso d’attaccamento, il che mi ha fatto capire presto che la creatività è soprattutto  una dimensione interiore da perfezionare continuamente e che, pur traducendosi nel risultato momentaneo di un’opera, è un flusso in continua trasformazione nella vita dell’artista.

...e le tantissime altre belle realtà con cui ho condiviso il mio lavoro.  

In tutti questi anni ho collaborato con teatri, università conservatori di musica, ospedali e con le tantissime associazioni culturali, gruppi e persone che hanno desiderato approfondire il tema della voce, del canto e dell’improvvisazione, attraverso il mio lavoro.

Ricordo con grande piacere le collaborazioni con: Casa Laboratorio di Cenci, Scuola del Senso e dell’Essenza di Leonardo Bianchi (Roma), Teatro Testoni - La Baracca (Bologna), CIMES Centro Interfacoltà di musica e spettacolo di Bologna, Teatro Comunale di Modena, Casa Laboratorio La Luna nel Pozzo (Ostuni), PHILO Scuola superiore di pratiche filosofiche (Milano),  Ass. “Libera” con Luciano Violante,  Ass. IRIS - gruppo di ostetriche di Milano, Università di Siviglia, Università di Szeged, Ass. Canto della Terra (Bari)...

Dopo l’incontro con Raimon,  ho sempre cantado cercando di onorare, attraverso le improvvisazioni corali che creo in diverse parti del mondo,  il suo insegnamento d’amore e libertà e ho proseguito la mia ricerca spirituale e mágica a Salvador de Bahia dove l’incontro con la figura di Divaldo Franco, un altro grande uomo di Pace e portatore di saggezza, oratore brillante e médium sensibile, é stato nuovamente illuminante.

In questi ultimi anni ho approfondito la mia ricerca su quelle ritualità musicali dove la presenza rítmica è prevalente. Per questo motivo mi sono recata diverse volte a Cuba e a Salvador de Bahia; mi interessava incontrare la pulsazione dell’Africa fuori dall’Africa, nell’incontro con un’altra terra e un’altra cultura.

È per me straordinario poter attualmente alternare il mio lavoro fra Europa e America Latina: Parigi, Cuba, Siviglia, Salvador de Bahia, Roma… Proponendo la pratica di canti di culture completamente diverse rispetto al luogo dove realizzo il seminario, posso compensare gli eccessi o le abitudini canore di questo luogo, abitudini che a volte possono generare una vera e propria  mancanza energética nel “corpo di una cultura”. Si tratta di affinare l’arte dell’ascolto. Un ascolto che è diverso in ogni cultura; che genera magia, guarigione e umanitá quando si apre all’altro e all’Altro.

Tutto il frutto della mia ricerca si concentra attualmente in un progetto-concetto, che ho chiamato In-Vocazione.

In-vocazione riunisce il termine “in” con “vocazione” cioé stare dentro alla propria vocazione. E nella parola vocazione c’é la radice “voc” che richiama alla voce e all’ “azione”. Voce in azione.

In-vocazione  nasce a Siviglia con un gruppo di 12 persone (italiani francesi spagnoli) condividendo anni di ricerca sull’improvvisazione vocale. E’ un gruppo aperto, che di volta in volta, accoglie persone diverse proponendo rituali cantati in differenti contesti.

Nell’ottobre 2016 ci siamo riuniti in 60 cantori di differenti culture per proporre un rito canoro a Siviglia.

Attualmente questo movimiento continua a la sua “azione” accogliendo sempre piú voci accomunate dallo stesso anelito: attraverso il canto, in comunione con gli altri, sentire la belleza del presente e la gioia di esistere.

...tutte queste dimensioni ho cercato e trovato nel canto,

unione fra Arte e Vita.

Importanti occasioni d’incontro fra moltitudini di voci di diverse culture sono stati i bellissimi festival “Voix de Femmes” di Liegi dove ancora oggi, quasi ogni anno, si radunano donne cantanti di differenti paesi del mondo per confrontarsi sulle loro forme di vocalità e trasmettere canti di tradizione. Una fucina creativa ricca di personalità differenti che cercano di incontrarsi senza rivendicare diritti di superiorità canora.

Inizialmente, nei primi anni ’90, il confronto culturale e pedagogico fu delicato perché per alcune cantrici era la prima volta in cui incontravano forme di vocalità così diverse dalla propria.

Si trattava per loro di comprendere e accettare l’esistenza di una voce diversa dal modello con cui si erano sempre sentite identificate.

Personalmente, fu l’autenticità che accomunava tutte queste donne provenienti da diverse parti del mondo che mi permise di vivere la profonda esperienza di attraversare i tanti percorsi della voce da loro proposti, estremamente diversi, senza sentirli come contraddittori.

La curiosità, l’anima, il cuore, la dignità, la forza della vita, erano le parole che nella babele delle tante lingue risplendevano più di altre.

Questo era ciò che contava.

Nel frattempo la mia attività d’insegnamento è proseguita intensamente in Italia e all’estero aprendosi a diversi  contesti creativi, intrecciando collaborazioni con altri ricercatori sia in ambito artistico che terapeutico. 


Entusiasmante per me è sempre stata l’esperienza di ascoltare-accogliere, durante tutti questi anni,  miriadi di voci:  femminili,  maschili,  di bambini,  anziani,  adolescenti, di culture differenti, di personalità diverse, nei luoghi più impensati... Nei templi, per strada,  nei teatri, nelle tante sale di lavoro, nelle scuole in Burkina Fasu,  in polverosi treni indiani, sulle montagne nepalesi, nelle cucine disadorne di umili cantanti ungheresi, nelle botteghe di mercanti in Iraq, sotto alle grandi tende durante le festose ritualità in Tibet...                  

La Gioia Saggia



In questi anni ho ricevuto l’immenso dono di incontrare Raimon Panikkar. Conoscevo e amavo la sua figura attraverso i suoi scritti e ho avuto la gioia di cantare per lui in diverse occasioni. Ricordo felicemente il concerto a lui dedicato, in sua presenza, alla chiesa dei Frari di Venezia, in occasione del quarto convegno internazionale sulla sua opera filosofica. Gli incontri, creati da Milena Carrara a Roses e Tavertet mi hanno dato la possibilità di cantare ancora per lui, ascoltando la sua profonda Grazia.  


Per me, Raimon Panikkar è la persona più gioiosamente saggia che io abbia mai incontrato, il suo pensiero aperto rispetto al dialogo fra le culture è illuminante.  Cantare per il suo ascolto fu come travarsi a casa nel cuore.

Nel Novrembre 2019, si realizza un nuovo rituale di In-Vocazione, nella chiesa di San Pedro de Alcántara, a Siviglia, per celebrare nuovamente questo sentimento di umanità attraverso l’unione nel canto.